Un racconto di viaggio (in moto) che ci porta in Costiera Amalfitana, tra vicoli, viuzze e stradine a strampiombo sul mare.
Maria Grazia ce lo racconta … visto con gli occhi di una zavorrina 🙂
Stavamo percorrendo l’Italia dalla Toscana verso la Sicilia con la nostra Jeep (degna sostituta delle due ruote), quando un cartello con scritto “Costiera Amalfitana” continuava ad apparire Km dopo Km.
Cedetti alla tentazione, passando attraverso la provocazione, e dissi al mio ragazzo. “Potresti fare una pazzia alla soglia dei 32 anni, come ad esempio svoltare al prossimo cartello “Costiera Amalfitana” (a mezzanotte avrebbe salutato per sempre i cari 31 anni).”
E svolta fu! Bastarono, tuttavia, pochi metri per capire ed affermare “Torniamo indietro, qui dobbiamo tornare in moto” (dopo capirete perché!).
GIUGNO 2020. La mattina del 3 agosto 2020 siamo partiti alla volta della Costiera Amalfitana con la nostra Suzuki650, ombrellone annesso (mai usato poi!).
La partenza fu segnata dai 38 gradi fissi, con a tratti picchi di 39, 50 circa percepiti sotto il casco.
In prossimità dello stretto fu tutto “un equilibrio sopra la follia”, tra uno slaloom e l’altro per sopravvivere a file interminabili di macchine ed un sole rovente.
Sbarcati in Calabria ebbe inizio la traversata della Sila, su fino al Pollino. Lì avremmo fatto la prima sosta, al confine con la Basilicata, per ripartire il giorno dopo alla volta della Costiera Amalfitana. Avevamo percorso circa 550 Km, ne restavano altri 250.
Arrivati a Borgo Laino, con sosta per la notte, tirammo un sospiro di sollievo. Si iniziava a percepire qualche grado in meno e quella meravigliosa aria di montagna che torna a far funzionare i neuroni.
Dal giorno dopo e fino alla fine di questa avventura, iniziò il nostro viaggio in tre: io, il mio Biker e i temporali d’agosto, con i nostri amatissimi antipioggia come assistenti di volo (mai usati così tanto come durante questo viaggio!).
Al risveglio, lasciato il Pollino alle nostre spalle, ci siamo immersi tra le montagne del Cilento: immense, maestose, caratterizzate da una fitta vegetazione e da numerosi paesini sparsi ai loro piedi. Attraversando la Campania, fermati in Autogrill, incontrammo una coppia di motociclisti: anche loro itineranti come noi ma con mete e percorsi differenti. Due chiacchiere veloci e pronti per ripartire.
L’arrivo a Sorrento non fu immediato, né tantomeno scontato. Ci addentrammo, pian piano, per delle stradine interne. L’ampiezza delle corsie si restringeva e queste diventavano sempre meno rettilinee, un po’ in salita, lasciandoci scorgere in prospettiva panorami mozzafiato. Prima il mare, poi il Vesuvio, poi la costiera a strapiombo sul mare, le isole Li Galli, Capri. Infinite coltivazioni di limoni, colline e fiori di mille colori.
I giorni successivi, da Sorrento, costeggiando il mare, raggiungemmo la Costiera Amalfitana: prima Positano, poi Amalfi, con in mezzo numerosi altri paesini tra i quali alcuni dei più belli tra i borghi d’Italia. Era un continuo dondolarsi, un susseguirsi di “Fermati che ammiriamo il panorama”.
Avrei percorso e ripercorso quei Km mille-mila volte, sotto il sole o sotto la pioggia, sotto la luna e le stelle (soprattutto!). Avrei fatto scorte di ciò che i miei occhi riuscivano a scorgere e che difficilmente si riesce a descrivere.
Non sono mancati i vicoletti “senza nome”, quelli che il Tom Tom per la moto indica sempre come prima opzione, quelli che non capisci mai se ti portano verso un vicolo cieco o una proprietà privata. Ma li percorri con la fiducia che oltre a farti risparmiare tempo, ti conducano verso punti panoramici bellissimi, sconosciuti ma con vista da paura.
Quando arrivi in Costiera, o ancor prima, quando preannunci l’idea di visitarla, tutti dicono: “ La Costiera va vista dal mare, con un bel tour in barca.”
Falso mito: la Costiera Amalfitana è bellissima anche vista su due ruote, con una prospettiva dall’alto, percorrendo quelle curve che sembrano disegnate da un architetto per regalare determinati scorci con ben predefinite tempistiche.
Sembra tutto calcolato, disegnato, progettato, in maniera apparentemente così imperfetta che solo un motociclista forse può davvero apprezzare.
Oltre “il bello”, come sempre accade, c’è di più: la privatizzazione che ha invaso luoghi meravigliosi che meriterebbero di essere accessibili a tutti. Il profumo del Capitalismo che si respira un po’ come nella parte Nord della Sardegna, un lusso sfrenato che contamina la natura. Per fortuna, però, esistono le trattorie dei camionisti e gli agriturismi lontani da centri storici, ottimi rifugi per evadere da ciò che non è essenziale ma superfluo.
Per il ritorno decidemmo di addentrarci leggermente nell’Aspromonte prima di tornare a casa: la sosta fu a Polistena, ma quella è un’altra storia.
È stato un viaggio che se lo dovessi riassumere lo descriverei come quel viaggio durante il quale, a differenza dei precedenti, abbiamo davvero imparato “a danzare sotto la pioggia”, a ridere di quella nuvolina che sembrava inseguirci, a non perder la pazienza quando la stanchezza dei Km percorsi inizia a farsi sentire e soprattutto a metter l’antipioggia tra una galleria ed un’altra in tempi rapidissimi.
No, non è stata una vacanza: niente “pinne, fucile ed occhiali”. Solo un girovagare senza sosta come oramai accade da quando viaggiamo in moto.
Un saluto da Zavorrina Maria Grazia (o MariG) & Biker Giuseppe (o Pino … detto Pezzo d’oro dagli amici motociclisti!)
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