Ecco il racconto di Anita, zavorrina per un giorno (per un motivo veramente speciale)
Due giorni dopo e sono ancora tutta rotta: gambe, spalle, braccia, collo, schiena… quasi quasi mi fanno male anche le sopracciglia! Non ce n’è, ragazzi, non c’ho il fisico! E a 48 ore di distanza sono ancora tutta indolenzita e bloccata, che a confronto Robocop potrebbe passare tranquillamente per un ballerino di salsa. Ma come fate? Siete fatti di che cosa?? Cosa mangiate a colazione???
Però, però, però… che bella esperienza un’altra volta, grazie!!! È la seconda ormai per me, che partecipo ai giri organizzati in ricordo di Alessandra, e che quindi sono solo una “Zavorrina per un giorno”.
Eppure, una cosa che mi sorprende tutte le volte è lo spirito di accoglienza e inclusione del gruppo, che coinvolge senza distinzione anche chi, come me, si è visto solo un anno prima, e in certi casi addirittura mai, a seconda di chi ha partecipato oppure no ai giri precedenti.
E ogni volta mi si apre davanti un mondo che finora ho solo sbirciato, fatto di grandi amicizie e di voglia di costruirne altre, di senso di solidarietà e comunanza, di facce conosciute e nuove, di soste in cui, fuori da un bar, si discute di un grande problema che affligge un po’ tutti: le cimici…
E sorrisi, tanti sorrisi che ti fanno proprio sentire a tuo agio, coccolata, come se fossi tra amici di sempre.
E poi c’è lui, il grandissimo Numero Uno Marco (Sherpa), colui che rende possibile tutto questo, perché ha la maestria, l’esperienza e il cuore per farlo. Il mio uomo-garanzia che non si tira mai indietro quando si tratta di trasportare la sottoscritta, un vero e proprio sacco di patate, che per di più è pure una fifona patentata e ha paura anche della sua stessa ombra… figuriamoci della moto!!! E invece no, lui, con la sua guida sicura, morbida e sempre fluida nonostante i mille tornanti, ti fa capire, là dietro, che è tutto sotto controllo e che non c’è niente da temere: i chilometri macinati su due ruote nel corso degli anni hanno costruito, curva dopo curva, un’esperienza di guida che più che affidabile, definirei… granitica!!! E poi c’è il Marco con il cuore e con la testa, quello che si mette a disposizione degli altri biker e ferma le macchine agli incroci e alle rotonde per mantenere unita la formazione, o sorpassa le macchine che hanno “sporcato” il gruppo per poi rallentare e far passare le moto rimaste indietro così da ricompattare la carovana. Questo è lo spirito migliore del motociclismo di squadra!
Grazie Marco, per esserti sacrificato quando gli organizzatori ti hanno chiesto di fare da motoscopa perché questo mi faceva sentire più sicura, e di avere mantenuto la parola quando ti ho chiesto di… «guidare come un pensionato»! Tu!!! Proprio tu!!! Che invece di solito (così almeno mi dicono) corri come un fulmine e «non sei tranquillo neanche quando dormi»!!! Grazie per avermi sempre rassicurata quando ce n’è stato bisogno e avermi chiesto così spesso se andava tutto bene. E infine, grazie per non aver fatto una piega nonostante le mille botte che ti ho dato con il casco… talmente tante da giustificare, probabilmente, un trauma cranico… “SDENG!” 🙂
Ma soprattutto, grazie a tutti per avermi regalato un’altra esperienza entusiasmante. Sono sicura che la Ale, da lassù, ci ha guardato con un sorriso.
Grazie di cuore anche per questo! ”
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