La moto è donna… si sa.
Lo senti la prima volta che l’accendi, lo avverti ogni volta che la guardi.
Ogni uomo si diverte ad ammetterlo.
E per una donna? Per una donna la moto è vita, è tutto quello che può e vuole essere.
È la forza, è la rabbia, è la vena nervosa.
Ho ritirato la mia Gianna venerdì 13 marzo 2015, meno di dieci giorni dopo ero con Ilaria a Sirmione.
Si, io, una donna che porta un’altra donna.
Non sei un cavaliere che porta la sua dama, sei una femmina che porta un’altra femmina, e ti senti invincibile.
Qualcuno si sta fidando di te, qualcuno si sta abbandonando a te nella velocità, una tua amica, una persona che sa tutto di te, soprattutto le tue debolezze (e in questo ultimo anno Dio solo sa quante ne ho avute) … Eppure lei è lì. Proprio per quello lei è li. La mia zavorrina. Ti guarda, abbassa le “sue” pedaline, aspetta un ok, si aggrappa alla mia spalla e poi scavalca la sella per mettersi comoda. Con la mano destra indietro l’avvicino alla mia schiena. Poi la prima in giù e parto…
Penso a un uomo, provo a immaginarmi zavorrina… No, non so se riuscirei a fidarmi così di qualcuno.
Aumento la velocità. Le sfioro la gamba. Lei capisce e mette le mani sul serbatoio.
La strada è nostra. Non occorre aspettare un uomo per viverla.
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