Questo non è un racconto di viaggio, l’avventura di una zavorrina e del suo biker. E’ invece la storia di una ragazza che ci spiega come è nata la sua passione per le 2 ruote, sin da giovane, e di come è cresciuta km dopo km insieme al suo biker Leonardo … Benvenuta Jessica 🙂
Sono Jessica e sono diventata una Zavorrina casuale per la prima volta a 12 anni in sella con mio fratello. Per svariati motivi avevo accantonato per anni l’amore che mi legava alle 2 ruote fino a quando, 3 anni fa, conobbi il mio ragazzo-biker Leonardo. Non era nemmeno un Biker quando ci siamo conosciuti, ma forse il fato ha voluto che entrasse nel mio garage, quando eravamo ancora amici, e vedesse la moto di mio fratello.
Ricordo ancora le sue parole: “Sai che questa è la moto che ho sempre sognato?“. E nemmeno 3 mesi dopo, un sabato rispondendo ad una sua chiamata mi disse: “Io sto passando in moto“. Non ero un tipo che credeva nelle pazzie, non questo genere almeno, ma nel giro di 30 minuti sentì un suono che per me era familiare, un suono che avevo già sentito anni prima, un qualcosa che avevo dentro da tempo e che ero sicura di conoscere.
Era il mio, da quell’attimo, biker in sella alla sua Ducati Monster 695.
I km non sono mai mancati e per fortuna in Sicilia esistono molti luoghi particolari e soprattutto panorami mozzafiato, che a volte diventano difficilmente raggiungibili per colpa del manto stradale disastrato.
Un mio viaggio? Per sfortuna non ho ancora affrontato un viaggio vero e proprio, ho affrontato km quello è vero, ma c’è un episodio che voglio raccontare e che mi ha segnato molto.
Sono una persona molto precisa nelle cose, ho una memoria abbastanza fotografica e ricordo ogni strada e ogni curva anche se la percorro solamente una volta e mi capita anche di ricordare il punto preciso delle buche. Ma avevo un difetto: la paura della pioggia. Ma non perché non mi fidassi del mio biker, ma perché non riuscivo a prevedere il comportamento della moto sull’acqua.
Una domenica, dopo aver fatto un bel po’ di km in giro, decidiamo di fermarci a mangiare con dei nostri amici e, iniziando a piovere, ci invitano con loro in auto. Ma non era una semplice pioggia, bensì un temporale. Dopo un po’ di insistenza, soprattutto per paura mia, dopo cena pensando che stesse smettendo di piovere, riusciamo a tornare alla moto per tornare a casa. Salendo in moto dopo 500 metri circa, il temporale era come se stesse tornando indietro a sfogarsi nuovamente.
Qualcuno mi aveva detto mesi prima che una delle esperienze più belle della vita era attraversare un temporale in moto, bagnarsi e sentire il temporale quasi scorrere nelle vene, e aveva pienamente ragione. Non riesco a spiegare come ma in quei 40 km sotto la pioggia, ero sicura di tutto ciò che il mio biker faceva, forse perché riusciva a trasmettermi sicurezza, forse perché volevo godermi a pieno quelle sensazioni, forse perché il silenzio rotto dai tuoni sembrava musica. So soltanto che l’odore della pioggia era in quel momento il mio calmante naturale.
Per la prima volta, arrivai a casa mia fradicia ma con un sorriso che credo non riuscirei nemmeno a rifare. So che può essere un momento che ovviamente tutte le Zavorrine hanno, ma per me è stato uno di quei momenti che ti fa ricordare che non bisogna mai avere paura, ma fiducia.
Ci vuole coraggio ad essere una Zavorrina poiché mettiamo nelle mani di un’altra persona la nostra vita, fidandoci al 100% perché sappiamo bene che un piccolo errore o una distrazione può costare caro.
Sarò sincera … non è facile essere una Zavorrina.
Non è facile avere tutto in 30 cm di zaino, non è facile essere pronta a qualunque inconveniente, non è facile sudare con 40 gradi all’ombra. Non è facile trasportare il mondo intero addosso a te mentre il mondo intorno ti guarda e dice “ma sono pazzi” mentre loro stanno in costume e tu indossi più vestiti rispetto a quelli che indosseresti a 0°.
Non è facile non avere paura quando intorno a te la distrazione degli altri potrebbe essere la tua peggiore nemica, non è facile sentirsi fuori luogo sempre e comunque con le ragazze della tua età quando tu cammini sempre in jeans e scarpe da tennis mentre loro si possono permettere il vestitino e il capello perfetto (perché sappiamo tutti che togliendo il casco sembriamo dei pazzi).
Ma tutto questo lo dimentichi in ogni singola curva, ogni volta che pensi di inseguire un tramonto mentre lui è là che si sta facendo ammirare, ogni volta che togli il casco e il tuo biker ti sorride e ti racconta della curva più stretta o della moto che ha sculettato sotto di te (e che tu hai sentito molto bene, ma non trovi il coraggio di rimproverarlo perché in quel momento sta sorridendo).
Lo dimentichi quando scopri degli angoli di paradiso nascosti, quando con il tuo biker e la moto conoscete altri simili a voi, altri “pazzi” che amano sudare. Quando ti siedi al bar con gli amici e ti diverti ad ascoltare i loro racconti e le loro avventure piuttosto che spettegolare. Lo dimentichi quando ti fermi a fotografare quell’attimo che speri duri per sempre e in quel momento ti giri, guardi il tuo biker e la moto e sei sicura che in quel piccolo spazio c’è tutto quello che ti serve.
È così. Essere Zavorrina è bello, complicato, difficile, emozionante, distruttivo ma soprattutto riesci a vivere al 100% un qualcosa che poi diventa il tuo stile di vita, il tuo essere. Perché biker non ci si diventa, lo si è, non è uno stile di vita ma un modo di essere, è un modo di vivere che pochi capiscono.
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